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Soraa annuncia Helia: la lampadina che replica la luce naturale del giorno
Soraa, azienda americana con sede a Freemont (California), leader mondiale della tecnologia LED Gan-on-Gan (lampade con una resa cromatica e caratteristiche dal fascio di luce superiori alle normali lampade LED) ha portato al CES 2017 di Las Vegas la nuova lampadina intelligente Helia, con cui fa ufficialmente il suo ingresso nel mercato consumer.
Helia è un prodotto che sta a metà strada tra i prodotti smart home e quelli per la salute. Questo perchè combina la possibilità di collegarsi, grazie alla tecnologia HomePlug Green Phy, alla rete elettrica di casa utilizzandola come se fosse una rete Ethernet per lo scambio di dati, senza necessitare di una rete WiFi, ad una illuminazione a LED che si adatta alla luce emessa all’ora del giorno.
Una volta scaricata dal Play Store l’app specifica e settata la lampada, Helia si adatterà replicando i tempi e lo spettro visivo della luce solare naturale. Ad esempio al mattino avremo una maggiore illuminazione più tendente al colore blu che consentirebbe un risveglio migliore, durante la giornata invece avremo una luce più calda, mentre la sera, grazie alla tecnologia brevettata BlueFree, verrà eliminata completamente la luce blu mantenendo una luce di colore bianco soft. E proprio l’eliminazione del blu, utilizzando invece una luce violetta, consentirebbe di evitare molti disturbi del sonno.
Ma come dicevamo sono anche lampadine “smart”, in grado di dialogare con le altre lampadine intelligenti tramite la rete elettrica. Ma non solo. All’interno della lampadina trova posto il sensore Smart Snap. Questo è in grado di rilevare se uno spazio è occupato o vuoto, oppure regolare automaticamente la luminosità nel corso della giornata grazie ai suoi sensori ambientali in base all’ora ed alle condizioni atmosferiche. E’ dotato di una tecnologia auto-apprendente, che gli consente quindi di imparare le nostre abitudini, consentendoci ad esempio di accendere luci più tenui se andiamo di notte nel bagno.
Per il futuro potrebbero essere presentati nuovi sensori per poter migliorare ed espandere le applicazioni e l’utilizzo della lampadina.
L’uscita sul mercato è prevista per la primavera ad un prezzo di 49,95 dollari.
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Come migliorare l’integrazione della generazione distribuita da fonti rinnovabili?
Per affrontare la crescente domanda di energia e massimizzare, allo stesso tempo, l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabili, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili utilizzati dai generatori tradizionali, ABB ha recentemente presentato una soluzione “plug and play” modulare per microreti che permette l’integrazione delle apparecchiature di generazione distribuita sia nei Paesi sviluppati, sia in quelli emergenti.
Le innovative tecnologie che stanno alla base di questo prodotto, a partire dall’ABB PowerStore Battery, con il sistema di controllo dedicato Microgrid Plus e il servizio Cloud di monitoraggio remoto, non solo consentono di fornire accesso all’elettricità nelle aree più remote, ma anche di avere una fornitura di energia sicura e continua durante le interruzioni pianificate di energia o i black out improvvisi della rete principale.
Per un’installazione più rapida, semplice e sicura, tutti i componenti necessari al funzionamento della microrete (il convertitore ABB, il sistema Microgrid Plus e quello di accumulo di energia) sono stati inseriti in un container, mentre il cliente può decidere come configurare la microrete per integrare la tipologia di fonte (energia solare, eolica o da generatore diesel) in funzione dell’applicazione e delle condizioni locali.
Sono disponibili quattro varianti della microrete modulare, che spaziano da 50 kW fino a 4.600 kW per soddisfare le diverse necessità dei clienti.
Le funzionalità integrate prevedono, inoltre, il funzionamento sia connesso alla rete, sia in isola, con transizione senza soluzione di continuità da una modalità di funzionamento all’altra. Alloggiata in un container, il sistema è stato progettato per agevolarne il trasporto e accelerarne l’installazione e il commissioning una volta in loco, mentre il servizio di monitoraggio remoto basato su Cloud semplifica gli interventi di manutenzione.
ABB ha sempre giocato un ruolo da pioniere nella tecnologia delle microreti, come spiega Claudio Facchin, Presidente della divisione Power Grids di ABB: «Questa soluzione esemplifica l’impegno di ABB nell’innovazione e nella riduzione dell’impatto ambientale, aumentando l’integrazione delle fonti rinnovabili e riducendo al contempo la dipendenza da combustibili fossili, elementi chiave della strategia Next Level di ABB. La nostra microrete modulare standardizzata consentirà l’accesso a una fornitura di energia affidabile per applicazioni rurali e urbane grazie alla soluzione plug and play».
I “controlli funzionali” secondo la Norma CEI 11-27 IV edizione
La Norma CEI 11-27 disciplina le operazioni e le attività di lavoro sugli impianti elettrici eserciti a qualunque livello di tensione. In particolare “fornisce le prescrizioni di sicurezza per attività̀ sugli impianti elettrici, ad essi connesse e vicino ad essi”, prescrizioni che “si applicano alle procedure di esercizio, di lavoro e di manutenzione” (Art. 1 “Campo di applicazione”).
La quarta edizione della Norma CEI 11-27, entrata in vigore in via definitiva a Febbraio 2015, dedica ampio spazio ai cosiddetti “controlli funzionali”, che vengono trattati nell’articolo 5.3 nell’ambito della sezione 5 “Procedure per l’esercizio”.
Per controllo funzionale, nel campo di applicazione della Norma CEI 11-27, si intende qualunque operazione o insieme di operazioni volti ad accertare le condizioni di sicurezza per le apparecchiature e per le persone nonché la correttezza dei parametri di esercizio in relazione al funzionamento dell’impianto elettrico. Pertanto, nella categoria “controlli funzionali” rientrano:
– Misure (Art. 5.3.1)
– Prove (Art. 5.3.2)
– Verifiche o ispezioni (Art. 5.3.3)
Queste attività, per loro natura, sono prevalentemente svolte in presenza di rischio elettrico e quindi richiedono le opportune procedure e misure di prevenzione e protezione contro il rischio di contatto elettrico accidentale o di innesco di arco elettrico.
Le premesse comuni per l’esecuzione misure prove e verifiche sono:
– il personale incaricato deve avere la necessaria competenza in termini di esperienza, formazione e informazione in modo da poter valutare e/o riconoscere i rischi connessi alla specifica attività: è chiaro che questo profilo corrisponde alle qualifiche di Persona Esperta (PES) o Persona Avvertita (PAV) in ambito elettrico (1).
– Le operazioni correlate a tali attività possono configurarsi come lavori sotto tensione (ricordiamo che nell’ambito della CEI 11-27 sono previsti solo lavori sotto tensione su sistemi di categoria 0 e I in conformità a quanto previsto dall’art. 82 del D. Lgs. 81) quando l’operatore va intenzionalmente a contatto con le parti attive (2), per esempio per posizionare i puntali di uno strumento di misura: in alcuni casi è richiesta l’attestazione di idoneità allo svolgimento di questo tipo di lavori.
– Tutti gli strumenti e gli accessori impiegati devono essere conformi alle relative norme di prodotto specifiche, in particolare alla serie di norme CEI EN 61557.
(1)PES PAV
Gli acronimi PES e PAV sono ormai molto noti e si riferiscono alle qualifiche di Persona Esperta e Persona Avvertita in ambito elettrico e sono definiti nella norma CEI 11-27. Le qualifiche PES e/o PAV devono essere attribuite dal datore di lavoro, che deve valutare il proprio personale; i requisiti che PES e PAV devono possedere hanno prevalentemente a che fare con la valutazione e la gestione del rischio elettrico. E’ evidente che il grado di istruzione e formazione è un aspetto di primaria importanza; questo deve essere poi supportato dall’esperienza e dalla perizia tecnica dell’operatore. La figura di PES si distingue poiché e chiamata a saper valutare e gestire in completa autonomia il rischio elettrico presente sul luogo di lavoro e a comunicare le opportune istruzioni a eventuali collaboratori con minore esperienza (per es. PAV). Si richiamano le definizioni riportate nella norma CEI 11-27:
“3.2.5 Persona esperta in ambito elettrico (PES): Persona con istruzione, conoscenza ed esperienza rilevanti tali da consentirle di analizzare i rischi e di evitare i pericoli che l’elettricità può creare.”
“3.2.6 Persona avvertita in ambito elettrico (PAV): Persona adeguatamente avvisata da persone esperte per metterla in grado di evitare i pericoli che l’elettricità può creare.”(2)DLgs 81/08
L’esecuzione dei lavori elettrici sotto tensione in Italia è regolamentata dall’articolo 82 Comma 1 del D.Lgs. 81/08, “TESTO UNICO SULLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO”, che viene qui richiamato:“E’ vietato eseguire lavori sotto tensione. Tali lavori sono tuttavia consentiti nei casi in cui le tensioni su cui si opera sono di sicurezza, secondo quanto previsto dallo stato della tecnica o quando i lavori sono eseguiti nel rispetto delle seguenti condizioni:
a) le procedure adottate e le attrezzature utilizzate sono conformi ai criteri definiti nelle norme tecniche.
b) per sistemi di categoria 0 e I purché́ l’esecuzione di lavori su parti in tensione sia affidata a lavoratori riconosciuti dal datore di lavoro come idonei per tale attività̀ secondo le indicazioni della pertinente normativa tecnica;
c) per sistemi di II e III categoria purché̀:
– i lavori su parti in tensione siano effettuati da aziende autorizzate, con specifico provvedimento del Ministero del lavoro;
– l’esecuzione di lavori su parti in tensione sia affidata a lavoratori abilitati dal datore di lavoro ai sensi
della pertinente normativa tecnica riconosciuti idonei per tale attività̀.”
La norma CEI 11-27 si applica per quanto indicato alle lettere a) e b) per i sistemi di categoria 0 e I in essa sono contenute le indicazioni circa procedure, DPI e requisiti professionali per l’idoneità a svolgere questo tipo di lavori.
La normativa tecnica specifica per i lavori sotto tensione su sistemi di categoria II e III è la CEI 11-15.
Vediamo ora cosa prevede la norma nei diversi casi:
Misure
Per misura si intende qualunque operazione finalizzata al rilievo dei dati fisici propri dell’impianto elettrico. E’ chiaro che una norma come la CEI 11-27 ponga l’accento su quelle operazioni che implicano la presenza di rischio elettrico focalizzando le procedure necessarie per misure che richiedono l’inserzione diretta su parti attive in tensione (es. rilevazione di presenza tensione) rispetto ad altre comuni misure come la rilevazione della corrente mediante pinza.
La normativa puntualizza quattro casi ben precisi: la formalizzazione può risultare leggermente stucchevole, ma ha sicuramente due aspetti estremamente interessanti:
– i casi sono distinti in funzione del reale rischio a cui l’operatore può essere esposto, semplificando molto l’operatività in quelli più favorevoli (soprattutto in termini di adozione di DPI);
– la trattazione evidenzia come la valutazione dei rischi sia un processo vivo e dinamico, non si esaurisca in asettici documenti e procedure e coinvolga sempre, in ultima istanza, anche l’operatore che può e deve valutare le effettive condizioni di sicurezza sul campo, che possono essere estremamente variabili.
Caso A: Se la misura a contatto è eseguita su sistemi che garantiscono il grado di protezione IBXXB (impossibilità di accesso con il dito) (3) e i puntali impiegati consentono di mantenere tale grado di protezione anche durante l’esecuzione della misura questa può essere effettuata da PES o PAV senza attestazione di idoneità e senza adozione di alcun DPI specifico per il rischio elettrico. Possibile? Sì, perché bisogna ricordare che qualunque misura di protezione per lavori in presenza di rischio elettrico è finalizzata essenzialmente a evitare:
– contatti accidentali con parti attive pericolose e quindi lo shock elettrico;
– corto circuiti accidentali e quindi l’innesco di archi elettrici.
In questo caso, anche in caso di errore o di accidente, l’operatore non può in alcun modo entrare in contatto con parti attive ed è garantita una sorta di “doppio isolamento” anche in assenza di DPI; il primo isolamento è rappresentato dal puntale e dal suo paramano, il secondo dall’accoppiamento componente-puntale che garantisce in ogni condizione che l’operatore non possa accedere con un dito alle parti attive. Non sussiste quindi il rischio di contatto accidentale e non sono richiesti i guanti isolanti.
Inoltre i puntali, per poter garantire il mantenimento del grado di protezione IPXXB , devono avere terminali metallici di dimensioni estremamente contenute, tali da rendere impossibile che, anche se interposte tra parti a potenziale diverso, le distanze di isolamento ne risultino compromesse con il conseguente innesco di un arco elettrico. Se ne conclude che anche i DPI specifici per la protezione contro l’arco, elmetto con visiera e vestiario, non sono necessari.
In fondo non sussistendo il pericolo di contatto accidentale o di corto circuito accidentale questo tipo di misura non è equiparabile a livello di rischio a un lavoro elettrico sotto tensione a contatto e per questo la Norma non richiede l’attestazione di Idoneità per l’operatore.
Caso B: Se la misura è eseguita su parti attive con grado di protezione inferiore a IPPXXB o i puntali alterano il grado di protezione del sistema rendendolo inferiore a IPXXB, essa può essere effettuata solo da PES o PAV idonee allo svolgimento di lavori sotto tensione indossando i guanti dielettrici.
Questo perché è presente rischio di contatto diretto accidentale sulle parti attive oggetto del lavoro, cioè su cui l’operatore va intenzionalmente con i puntali. Non sussiste invece il rischio di innesco di arco elettrico poiché l’isolamento è garantito da:
– i puntali, nel caso in cui le parti attive abbiano grado di protezione inferiore a IPXXB (caso in figura)
– dalle protezioni dei componenti dell’impianto nel caso i cui i puntali non garantiscano il mantenimento del grado di protezione IPXXB durante l’esecuzione della misura.
L’attestazione dell’idoneità è necessaria poiché si configura la condizione che definisce un lavoro sotto tensione a contatto e cioè “gli operatori vengono a contatto con parti attive in tensione sia con parti del loro corpo che con attrezzi, equipaggiamenti o dispositivi che vengono maneggiati” (Art. 6.3.1.2, aggiungiamo intenzionalmente)
Caso C: Se la misura viene eseguita su parti attive protette IPXXB, ma con presenza di parti attive prossime, se la forma e le dimensioni del terminale metallico dei puntali sono trascurabili rispetto alle distanze di isolamento tra parti a potenziale diverso, questa può essere effettuata da PES o PAV senza attestazione di idoneità indossando i guanti isolanti. I guanti in questo caso servono come protezione nei confronti delle parti attive prossime e non per quelle su cui si lavora. Proprio perché il contatto accidentale può avvenire su parti attive prossime, non coinvolte nel lavoro specifico, il rischio è quello proprio di un lavoro in prossimità e per questo l’attestazione di idoneità a svolgere lavori sotto tensione su sistemi di categoria 0 e I non è richiesta.
Caso D: Se la misura viene fatta su sistemi con grado di protezione inferiore a IPXXB e la forme e le dimensioni dei puntali sono tali da poter compromettere le distanze di isolamento, con conseguente possibile innesco di arco elettrico, l’operatore esegue un’attività che, a livello di rischio, si configura esattamente come un lavoro sotto tensione a contatto. Pertanto le procedure applicabile sono riferite a questi specifici lavori: l’operatore dovrà essere idoneo a svolgere lavori sotto tensione su sistemi di categoria 0 e I e dovrà indossare tutti i DPI specifici (Elmetto con visiera, guanti e vestiario resistente all’arco).
(3)Gradi di protezione
La norma CEI EN 60529 definisce i gradi di protezione degli involucri per uso elettrico. Tali codici sono caratterizzati dalla sigla IP seguita da due cifre di cui la prima identifica la penetrabilità da parte di corpi solidi, mentre la seconda indica la penetrabilità dell’acqua. Siamo abituati a valutare codici tipo IP44, IP66, ecc., che indicano la prestazione dell’involucro in termini di tenuta all’ingresso di agenti estranei potenzialmente dannosi per il corretto funzionamento delle apparecchiature contenute. Esistono però altri codici convenzionali; alcuni, in particolare, hanno a che fare con la sicurezza delle persone e la possibilità di accesso di attrezzi o parti del corpo. Questi codici non hanno lo scopo di quantificare la tenuta ad agenti fisici e quindi le abituali cifre sono sostituite con la lettera X. Viene infine messa un’ulteriore lettera in fondo al codice per definire il livello di protezione equivalente. Avremo quindi:
– IPXXA: protezione contro l’accesso della mano (equivalente corpo solido con diametro 50 mm)
– IPXXB: protezione contro l’accesso del dito (equivalente corpo solido con diametro 12 mm)
– IPXXC: protezione contro l’accesso di un attrezzo (equivalente corpo solido con diametro 2,5 mm)
– IPXXD: protezione contro l’accesso di un filo (equivalente corpo solido con diametro 1 mm)
Prove
Le prove comprendono tutte le operazioni che prevedono il controllo dei parametri collegati al corretto esercizio dell’impianto (grandezze elettriche, temperatura, ecc.) incluso il funzionamento dei dispositivi di sicurezza e degli organi meccanici di manovra.
La norma ammette che durante l’esecuzione delle prove possa essere alterato lo stato dell’impianto, non solo mediante la rimozione di involucri e barriere, ma anche variando in modo temporaneo la taratura di dispositivi di protezione o disalimentando o alimentando temporaneamente parti dell’impianto.
Le prove possono essere eseguite:
– su sistemi fuori tensione; si devono seguire le procedure di lavoro fuori tensione, cioè sezionare le parti oggetto di lavoro da tutte le possibili fonti di alimentazione, assicurarsi contro le richiusure intempestive e , quando richiesto mettere a terra e in cortocircuito. Particolare attenzione deve essere fatta nel caso in cui sia necessario rimuovere dispositivi di messa a terra in cortocircuito altrimenti obbligatori.
– Su sistemi sotto tensione per la presenza della normale alimentazione: in questo caso vale quanto ampiamente descritto nel caso delle misure.
– Su sistemi alimentati con specifica sorgente di prova. In questo caso è necessario verificare con cura i sezionamenti, i provvedimenti contro le richiusure e le caratteristiche di isolamento dei punti di separazione tra alimentazione normale e alimentazione di prova per evitare che interferenze tra i due sistemi possano provocare danni alle apparecchiature e soprattutto pericolo per le persone.
Verifiche degli impianti (ispezione)
Le verifiche o ispezioni consistono in un insieme di operazioni volte ad accertare le condizioni di sicurezza degli impianti o in ogni caso i requisiti di conformità alle normative tecniche applicabili.
Sono comprese sia le verifiche iniziali, propedeutiche alla messa in servizio degli impianti, sia le verifiche periodiche che hanno lo scopo di accertare l’insorgere di difetti dovuti all’esercizio che possono compromettere il corretto funzionamento o i requisiti di sicurezza dell’impianto.
Le verifiche possono comprendere oltre a un esame a vista che può essere più o meno approfondito, misure e prove; vale quindi quanto esposto nei paragrafi precedenti.
Vale la pena sottolineare che la Norma richiede che le persone incaricate delle ispezioni siano PES o PAV con esperienza specifica in impianti simili all’oggetto di verifica e che le verifiche siano eseguite con riferimento agli schemi elettrici in conformità a quanto previsto dall’Art. 4.7 della stessa norma e alla legislazione applicabile (DM 37/08, D. Lgs. 81/08).
Conclusioni
Nella quarta edizione della Norma CEI 11-27 i controlli funzionali vengono trattati in modo decisamente più ampio ed esauriente rispetto alle precedenti edizioni. Le novità introdotte, soprattutto per quanto riguarda misure e prove, chiariscono alcuni aspetti decisivi per chi è chiamato a svolgere queste attività sugli impianti elettrici, da una parte semplificando l’operatività dall’altra aumentandone la responsabilità in ragione di un sempre maggiore coinvolgimento nel processo di valutazione del rischio.
Consumi: nel 2015 è tornata a crescere la domanda di elettricità
Dopo tre anni consecutivi in calo, tornano con il segno positivo i consumi di energia elettrica in Italia. Secondo i primi dati provvisori elaborati da Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, il totale dell’energia richiesta in Italia nel 2015 ammonta a 315,2 miliardi di kilowattora, valore in aumento dell’1,5% rispetto al 2014. A parità di giorni lavorativi la variazione è +1,3%.
A trainare l’incremento, in particolare, sono state la macro-area Sud (che include Campania, Puglia, Calabria, Basilicata) che ha fatto registrare la crescita più consistente con un +4,4%, poi quella composta da Toscana ed Emilia Romagna con un +4,3% e ancora quella Centro (che comprende Lazio, Abruzzo, Marche, Molise, Umbria) con una variazione del +2,3% rispetto al 2014. Più contenuto l’aumento di domanda elettrica in Sardegna (+0,8%) e Lombardia (+0,4%); stazionario nella macro-area Nordest (Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto).
Nel 2015 la domanda di energia elettrica è stata soddisfatta per il 85,3% con produzione nazionale e per la quota restante (14,7%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. In dettaglio, la produzione nazionale netta (270,7 miliardi di kWh) è in crescita dello 0,6% rispetto al 2014. In aumento le fonti di produzione fotovoltaica (+13,0%), termoelettrica (+8,3%) e geotermica (+4,5%). In calo, invece, le fonti di produzione idrica (-24,9%, dopo il record storico del 2014) ed eolica (-3,3%), prevalentemente a causa delle differenti condizioni atmosferiche registrate nel 2015. Nel complesso, la produzione delle fonti rinnovabili – idroelettrico, fotovoltaico, eolico, geotermico, biomasse – ha raggiunto i 107,8 miliardi di kWh, pari al 39,8% della produzione nazionale netta.
Nel 2015, infine, è stato raggiunto il nuovo record assoluto dei consumi elettrici in Italia: alle ore 16 di martedì 21 luglio, Terna ha registrato un valore di picco pari a 59.353 MW (+15,1% rispetto alla richiesta massima del 2014).
Per quanto riguarda invece il mese di dicembre 2015, la quantità di energia elettrica richiesta in Italia è stata di 25,8 miliardi di kilowattora, con un incremento dello 0,6% rispetto ai volumi richiesti a dicembre 2014. I 25,8 miliardi di kWh richiesti nel mese di dicembre sono distribuiti per il 48,8% al Nord, per il 30,0% al Centro e per il 21,2% al Sud. A livello territoriale, la variazione tendenziale di dicembre 2015 è risultata nulla al Nord, +1,3% al Centro e +1,6% al Sud. Nel mese di dicembre 2015 la domanda di energia elettrica è stata soddisfatta per un 83,3% con produzione nazionale e per la quota restante (16,7%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. In dettaglio, la produzione nazionale netta (21,7 miliardi di kWh) è in diminuzione di 1,4% rispetto ai volumi di dicembre 2014. Sono in crescita le fonti di produzione fotovoltaica (+16,9%), termoelettrica (+16,4%) e geotermica (+3,4%). In calo le fonti idrica (-51,1%) ed eolica (-54,4%), per le questioni atmosferiche sopracitate. In termini congiunturali, la variazione destagionalizzata della domanda elettrica di dicembre 2015 rispetto al mese precedente è risultata in calo dello 0,9%. La potenza massima richiesta a dicembre 2015 è stata di 52.355 megawatt; tale valore è stato conseguito martedì 15 alle ore 18 e risulta superiore del +1,7% al valore registrato alla punta del corrispondente mese del 2015.
Per 30 milioni di clienti dal 2016 la riforma delle tariffe elettriche
Sostenere la diffusione di consumi efficienti oggi penalizzati da costi eccessivi, semplificare e rendere più trasparente la bolletta, rendere quello che paghiamo più equo e realmente aderente ai costi dei servizi di rete. Sono i principali obiettivi della riforma delle tariffe elettriche dell’Autorità che, a partire dal 1° gennaio 2016 e con ampia gradualità, tenendo conto dei risultati della sperimentazione, interesserà i 30 milioni di utenti elettrici domestici italiani.
La riforma, introdotta dalla direttiva europea 27/2012 sull’efficienza energetica, recepita in Italia dal decreto legislativo n. 102/14 che stabilisce che sia l’Autorità ad attuarla, uniformandoci agli altri paesi europei prevede che gradualmente venga superata l’attuale struttura progressiva delle tariffe di rete e per gli oneri generali di sistema – cioè con un costo unitario del kWh che cresce per scaglioni all’aumentare dei prelievi – introdotta circa quarant’anni fa a seguito degli shock petroliferi degli anni ’70. In un contesto sociale, economico e tecnologico radicalmente diverso rispetto all’attuale, venne infatti definito un sistema di sussidi incrociati tra consumatori in cui chi consuma di più (ad esempio le famiglie numerose), a parità di costi per il servizio paga anche qualcosa per chi consuma di meno (quindi anche single o coppie benestanti). Un sistema di scaglioni a costi differenziati che si riflette poi anche nella complessità delle nostre bollette che ora verranno semplificate. Al termine del processo di riforma, strutturato in 3 anni, quindi dal 1° gennaio 2018, la tariffa di rete (cioè i costi pagati per la trasmissione, distribuzione e misura dell’energia elettrica) e la tariffa per gli oneri di sistema (cioè i costi per sostenere attività di interesse generale per il sistema elettrico), in totale oltre il 40% della nostra bolletta, saranno uguali per tutti e per ogni livello di consumo. Ogni utente quindi pagherà in modo equo per i servizi che utilizza e la gradualità permetterà di evitare eccessivi effetti su chi oggi con bassi consumi paga un po’ meno: ora andrà a pagare l’esatto corrispettivo per il servizio che usa, non più agevolato, ma congruente con i costi. Per tutti gli altri, chi deve consumare di più, ad esempio le famiglie numerose o chi abita in aree non metanizzate, ci sarà una sostanziale riduzione del sovra-costo fino ad oggi sopportato.
Per le famiglie in reale stato di bisogno, a basso reddito, l’Autorità ha poi previsto un ‘ammortizzatore’ che annullerà ogni possibile effetto negativo. Lo strumento è il bonus sociale di sconto, capace di intercettare chi è in concreta difficoltà. Con la riforma nel 2016 ne viene previsto il potenziamento automatico da parte dell’Autorità, in modo che per le famiglie a basso reddito che ne hanno diritto già dal prossimo anno non ci sia alcun aggravio di spesa, mantenendo allo stesso tempo la propria agevolazione [1]. A regime, per neutralizzare ogni effetto, la stessa Autorità ha segnalato a Governo e Parlamento l’opportunità di rafforzare stabilmente il bonus, sia in termini di intensità, portando lo sconto sulla bolletta dall’attuale 20% fino al 35% della spesa, sia con un ampliamento della platea di chi ne ha diritto.
La riforma della tariffa inoltre consentirà di liberare il potenziale di installazione di apparecchiature elettriche efficienti (come ad es. pompe di calore, auto elettriche o piastre a induzione), oggi frenate dagli eccessivi costi di utilizzo per la progressività della tariffa, consumi elettrici che potranno essere sostitutivi di quelli di altri vettori energetici (gas, gpl o altro), per loro natura molto meno rinnovabili, portando anche ad un ulteriore possibile risparmio complessivo [2]. Inoltre queste apparecchiature elettriche sono quelle che meglio si adattano ad un aumento della penetrazione delle fonti rinnovabili, dei sistemi di accumulo, e dell’energia da loro stesse prodotta, sia di provenienza dalla rete – nel 2015 arriveremo a sfiorare il record del 45% circa della produzione elettrica nazionale ottenuta da fonti rinnovabili – sia autoprodotta e consumata sul posto con i piccoli impianti di produzione rinnovabili sempre più diffusi.
La riforma nel dettaglio
La riforma delle tariffe dell’Autorità, prevista dal decreto legislativo 102/14, giunge al termine di un articolato percorso di consultazione, accompagnato da diverse segnalazioni a Governo e Parlamento. A regime, quindi dal 2018, secondo la riforma, per i servizi di rete viene definita una struttura tariffaria non progressiva, uguale per tutti i clienti domestici, impostata in base al criterio dell’aderenza ai costi dei diversi servizi: i costi di misura, commercializzazione e distribuzione verranno coperti in quota fissa pro-cliente (€/anno) e in quota potenza (€/kW/anno), mentre i costi di trasmissione in quota energia (c€/kWh). Per la tariffa per gli oneri di sistema si mantiene invece una differenziazione tra clienti residenti (ai quali viene applicata tutta in quota energia come oggi, cioè in c€ per kWh prelevato) e non residenti (ai quali viene applicata sia in quota fissa, sia in quota energia), in modo tale che nel complesso tre quarti del gettito (per residenti e non residenti insieme) derivi comunque dalle quote energia. Nel complesso il 75% della bolletta dipenderà ancora dai kWh prelevati, mantenendo così un forte incentivo a comportamenti virtuosi da parte dei cittadini. Con la riforma per le famiglie emergerà anche una nuova ‘leva’ di personalizzazione, la potenza, per comportamenti energetici più moderni. Proprio per stimolare un utilizzo più attento e consapevole di quella impegnata, verranno introdotti livelli di potenza con un ‘passo’ più fitto rispetto all’attuale, in modo da aumentare la possibilità per il cliente di scegliere quello ottimale per le proprie esigenze; contestualmente ci sarà l’azzeramento transitorio dei costi per il cambio di livello (che passano da 30 a 0 euro) e, per scegliere meglio, verranno messi a disposizione i dati storici sulla massima potenza prelevata mensilmente. L’Autorità, per garantire l’ ‘ammortizzatore’ per i clienti bisognosi per il 2016, in base a quanto già previsto dalle normative vigenti, aggiornerà il bonus di sconto per l’elettricità in modo da azzerare ogni possibile effetto sulle fasce disagiate, il tutto senza incrementare il valore della componente As della bolletta con cui si alimenta il meccanismo dei bonus. L’entità della compensazione sarà tale da controbilanciare completamente gli incrementi di spesa annua eventualmente derivanti dalla riforma per il prossimo anno. Nel corso del 2016 l’Autorità poi adeguerà ancora il bonus entro 60 giorni dall’entrata in vigore dell’atteso decreto ministeriale di revisione del meccanismo previsto dal d.lgs. 102/2014, o per effetto di altro provvedimento legislativo in materia.
La gradualità alla base della riforma
Il processo di gradualità prevede che dal 1° gennaio 2016 rimanga invariata la struttura tariffaria a scaglioni e che, solo per le tariffe per i servizi di rete, venga effettuato un primo intervento teso a ‘smorzare’ l’effetto di progressività ai consumi e ad aumentare le quote fisse (per punto e per potenza), riducendo di almeno il 25% l’entità del sussidio incrociato oggi esistente; inoltre viene avviata la raccolta e la messa a disposizione dei clienti dei dati relativi ai valori di potenza massima prelevata. Dal 1° gennaio 2017 ci sarà la piena applicazione della tariffa non progressiva per i servizi di rete e verrà effettuato il primo intervento anche sulla tariffa per gli oneri di sistema, in modo da diminuire l’effetto di progressività e limitare a 2 il numero di scaglioni di consumo annuo; verranno poi introdotte tutte le novità legate all’impegno di potenza, con l’offerta di un maggior numero di livelli tra cui scegliere. Dal 1° gennaio 2018 la riforma sarà a regime, applicando la piena struttura non progressiva anche alla tariffa per gli oneri generali di sistema. Inoltre, in coerenza con il percorso di gradualità e in parallelo alla riforma, verrà prolungata al 2016 la sperimentazione dell’attuale tariffa volontaria per le pompe di calore, consultando la possibilità di una sua estensione ad altri clienti domestici, anche per raccogliere ulteriori proposte dalle associazioni dei consumatori e ambientaliste.
[1] Secondo le stime attuali, se nei prossimi anni nulla cambiasse nei costi del sistema elettrico, le famiglie italiane continuerebbero a pagare la medesima bolletta elettrica complessiva, ma avverrebbe una redistribuzione tra diverse tipologie di famiglie. Per il ‘cliente tipo’ (con consumi medi di 2.700 kWh all’anno e una potenza di 3 kW) l’impatto della riforma – comprensivo delle imposte – potrebbe essere oggi stimato in 0,9 euro al mese nel 2016, 0,09 euro al mese nel 2017 e 0,76 euro al mese nel 2018, per una variazione totale stimabile tra 1 gennaio 2015 e 1 gennaio 2018 di 21 euro. La spesa media annuale passerebbe così dai 505 euro a 526 euro.
Per le famiglia numerose, con ad esempio consumi medi di 3.200 kWh/anno, il risparmio stimato complessivo in questi tre anni sarebbe di circa 46 euro, poiché la bolletta annua scenderebbe dai 668 euro a 622 euro. Le famiglie monocomponente ‘non bisognose’, con ad esempio consumi medi di 1.500 kWh/anno, registrerebbero gradualmente un impatto, comprensivo di tasse, di 2 euro al mese nel 2016, di 3,7 euro al mese nel 2017 e di 0,6 euro al mese nel 2018, con la spesa media che passerebbe da 256 euro nel 2015 a 334 euro nel 2018.
[2] Il segnale di prezzo percepito dal consumatore non sarà più distorto e si avrà libertà di scegliere il vettore energetico più adatto alle esigenze della singola famiglia, cioè se scegliere l’elettricità, il gas, il GPL o altro. Infatti oggi chi ad esempio per riscaldare vuole utilizzare un’efficiente pompa di calore viene penalizzato da più alte tariffe. Con la riforma, e quindi con una più stretta aderenza ai reali costi, potrà scegliere se utilizzare la pompa di calore ad altissima efficienza senza essere penalizzato, magari risparmiando se, guardando all’intero bilancio energetico della famiglia, potrà così sostituirla al gas. Ragionamenti simili si possono fare anche con i veicoli elettrici al posto di quelli a benzina o gasolio, o alle piastre ad induzione per cucinare.