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Fotovoltaico con accumulo: come funziona?
Sebbene per la sua realizzazione abbia costi più elevati rispetto all’impianto fotovoltaico normale, il fotovoltaico con accumulo offre nel lungo periodo un risparmio molto più elevato. Scopri con noi cosa è e come funziona un impianto fotovoltaico ad accumulo.
Esistono due tipi di impianti fotovoltaici: a scambio sul posto e con accumulo. Il secondo tipo di impianto non è ancora molto conosciuto e ancora molte persone hanno alcuni dubbi sul suo funzionamento. Sono in grado di funzionare in condizioni di brutto tempo? Esiste la possibilità di sfruttarli anche di notte? Per tutti coloro che avessero quindi dei dubbi abbiamo preparato una breve guida per spiegare il funzionamento per questo particolare tipo di impianto.
Impianti fotovoltaici
Partiamo con lo spiegare cosa sono i pannelli fotovoltaici. Il pannello fotovoltaico è un dispositivo costituito da diverse unità più piccole, chiamate “celle fotovoltaiche”, cioè dei dispositivi elettrici in grado di catturare la luce solare e convertirla in elettricità. I pannelli fotovoltaici più comuni che possiamo trovare in commercio sono costituiti da 48, 60, 72 oppure fino a 96 celle ognuno. In media ogni singolo pannello fotovoltaico è in grado di generare energia elettrica sufficiente per alimentare 1 o 2 apparecchi di uso comune. Per realizzare quindi un sistema fotovoltaico che sia in grado di alimentare una abitazione od un edificio, è necessario quindi realizzare un impianto composto da un set di più pannelli collegati tra loro.
Come funziona un pannello fotovoltaico?
Ora andiamo più nel dettaglio. Come abbiamo già detto sopra i pannelli fotovoltaici sono costituiti dall’unione di più celle fotovoltaiche e convertono l’energia del sole in elettricità. Grazie ad un particolare effetto, detto “effetto fotovoltaico”, la luce proveniente dal sole “stimola” gli elettroni che sono presenti nel silicio, che è il materiale con cui è realizzata ogni cella, che producono così energia. Il pannello produce così energia in corrente continua (CC) e la invia ad un inverter che la trasforma in corrente alternata (CA) per poter alimentare gli elettrodomestici ed i vari apparecchi delle nostre case e dei nostri edifici, e quindi poter alimentare per esempio la nostra televisione o anche solo per accendere le luci.
L’energia che viene così prodotta dall’impianto o viene inviata nella rete elettrica oppure viene inviata nella batteria. Ogni utente avrà quindi a disposizione un surplus di energia che potrà poi essere o sfruttata tramite degli accumulatori, oppure può essere rivenduta ad uno degli enti per l’energia elettrica fornendo così una entrata economica tale da poter ammortizzare l’investimento per la realizzazione dell’impianto fotovoltaico.
Nelle giornate nuvolose i pannelli fotovoltaici funzionano?
Dato che le celle generano energia se vengono colpite dalla luce solare, uno dei dubbi più comuni è su cosa succede in condizioni di brutto tempo, magari in presenza di nebbia, di cielo nuvoloso o anche pioggia. È bene ricordate che anche se il sole è coperto dalle nuvole comunque emette della luce che, seppure in maniera ridotta, arriva a colpire i moduli. In queste condizioni dunque l’impianto funziona e riesce a produrre energia anche se la sua efficacia è inferiore rispetto alle giornate serene. In questi casi un fattore molto importante è anche la sensibilità dell’impianto fotovoltaico, che può variare a seconda delle varie tipologie. Le celle fotovoltaiche più recenti infatti sono in grado di offrire una buona resa anche in giornate nuvolose. Per impianti più datati invece i numeri possono essere ben diversi e si arriva ad ottenere una resa del solo 25% – 30%.
Inoltre negli impianti ad accumulo una volta che viene prodotta energia quella in eccesso viene inviata ad un accumulatore che è in grado sia di sopperire alla scarsa elettricità che viene generata in condizioni di brutto tempo, sia di poterla usare nelle ore notturne, cioè in quei momenti in cui non c’è luce e l’impianto non è in grado di produrre energia.
L’impianto può funzionare anche di notte?
Come abbiamo già detto sopra di notte, in assenza di luce solare, i pannelli non producono energia ed entrano in una modalità di sospensione. Ma è possibile sfruttare l’energia di notte? Come abbiamo già visto in caso di condizioni di brutto tempo l’impianto fotovoltaico ad accumulo può produrre energia extra nelle belle giornate che può essere immagazzinata tramite degli accumulatori ed utilizzata successivamente. In questi particolari impianti quindi si crea sempre un sistema di pannelli che produca più energia di quanta sia necessaria durante il giorno, in modo tale da spostare ed immagazzinare l’energia in eccesso in una particolare batteria. Una volta che il nostro impianto va in sospensione sarà poi possibile utilizzare l’energia che il nostro sistema avrà accumulato per alimentare la nostra abitazione. Questo fa sì che l’abitazione possa essere in grado di funzionare anche in modo completamente indipendente.
Quali sono i vantaggi di un impianto con accumulo?
Prima di tutto un impianto fotovoltaico consente di ridurre i costi delle bollette elettriche. Una volta che l’impianto sarà funzionante si otterrà energia gratuita che sfrutteremo al posto di quella che acquistavamo dal nostro fornitore, permettendo un grosso risparmio economico. Inoltre è possibile rivendere l’energia elettrica che produciamo all’ente nazionale erogatore, che potrà quindi pagarci l’elettricità generata e che non abbiamo utilizzato.
Un altro motivo per sfruttare questo tipo di impianti sicuramente è ecologico: un impianto solare è una fonte di energia rinnovabile verde e non rilascia alcun tipo di elemento inquinante. Con un impianto fotovoltaico domestico si possono risparmiare circa 1,3-1,6 tonnellate di carbonio all’anno (a seconda del luogo in cui ci si trova).
La misurazione in rete
Se scegliamo comunque di creare un impianto fotovoltaico che non dispone di un accumulatore, si può comunque di notte utilizzare l’energia solare in eccesso attraverso la misurazione in rete. Cioè la potenza in eccesso che viene prodotta dai pannelli di giorno viene esportata e venduta al gestore dell’energia elettrica, che ci ripagherà con dei crediti. Questi crediti possono poi essere scalati dalla nostra bolletta energetica. In sostanza la misurazione in rete consente di memorizzare il valore economico della potenza prodotta in eccesso ed utilizzarla per ridurre l’importo delle bollette elettriche.
Quali batterie si utilizzano?
Le batterie utilizzate principalmente sono di tre tipi:
- batterie al piombo;
- batterie al piombo/gel;
- batterie al litio.
Le batterie al piombo sono le più economiche, ma hanno una vita bassa, mediamente di 2-3 anni. Le batterie al Litio sono più costose, ma hanno il beneficio di avere una durata maggiore di almeno quattro volte e possono arrivare ad una vita fino a 10-12 anni con circa 6.000 cicli di ricarica. Le batterie al Litio infine sono attualmente quelle più performanti nel rapporto costi-benefici.
Il risparmio economico
Come abbiamo detto sopra grazie a questo tipologia di impianti è possibile abbattere il costo delle bollette elettriche ottenendo un risparmio economico importante. In particolare il risparmio monetario che ne deriva è tale da permettere all’impianto di ripagarsi, mediamente, nel giro di 7/10 anni. L’investimento per la realizzazione è sicuramente superiore rispetto al classico impianto con scambio sul posto di pari potenza, ma i tempi di ammortamento sono simili perché l’autoconsumo, con le batterie, è più alto, e una volta raggiunta e superata la soglia del pareggio il risparmio è ancora maggiore.
Cosa possiamo fare per te?
Se ti serve un supporto di tipo tecnico, un preventivo o devi realizzare questo tipo di impianto, contattaci compilando il modulo seguente con i tuoi dati e fornendoci tutte le informazioni del caso.
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Per le aziende agricole arriva il bando per l’energia da fonti alternative
Bando “Diversificazione attività agricole con impianti per la produzione di energia da fonti alternative”
La Regione Emilia – Romagna ha aperto il bando riservato alle aziende agricole che investono per la produzione di energia da fonti alternative
La Regione Emilia Romagna il 15 Luglio ha varato, con la delibera n. 1212, un progetto destinato alle imprese agricole che effettuino investimenti sulla produzione di energia verde proveniente da fonti naturali per un importo di 6,8 milioni di euro. Grazie al bando quindi le aziende agricole che presenteranno domanda entro e non oltre il 29 Novembre 2019 per la realizzazione di un impianto per la produzione di energia da fonti come ad esempio acqua, sole, aria o da sottoprodotti e scarti della produzione agricola e agroalimentare potranno aderire al fondo ed ottenere dalla Regione Emilia – Romagna dei finanziamenti.
Come abbiamo detto sono diversi i tipi di impianto che rientrano nel bando regionale e sono esclusi gli impianti fotovoltaici a terra. Per quello che riguarda nello specifico gli impianti fotovoltaici nel bando sono presenti le seguenti limitazioni:
- possono avere una produzione massima di 1 Mega Watt elettrico;
- l’energia prodotta deve essere superiore al fabbisogno dell’azienda agricola, di modo che sia possibile immettere in rete energia che poi potrà essere venduta ad altri.
Per quanto riguarda i progetti per poter partecipare al bando è necessario che abbiano un importo minimo di 20 mila euro, mentre non è stato impostato un tetto massimo. La Regione Emilia – Romagna emetterà, nel caso in cui il progetto rientrasse nel bando, un contributo massimo assoggettato al regime dei minimi, che quindi non potrà superare il valore di 200 mila euro. L’importo assegnato al progetto varierà tra il 20 ed il 50% della spesa e l’azienda potrà avere la possibilità di richiedere un anticipo fino ad un massimo del 50% del contributo approvato.
Le aziende che intendono partecipare dovranno presentare le domande di partecipazione al bando tramite il sistema informativo Agrea – SIAG, secondo le procedure indicate da Agrea (ovvero l’agenzia per le erogazioni in agricoltura della Regione Emilia-Romagna) di Regione Emilia – Romagna. Ogni azienda agricola che parteciperà al bando otterrà un punteggio sulla base del quale poi verrà stilata una graduatoria per stabilire l’accesso al finanziamento.
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Aggiornato il contatore FER sul sito del GSE
E’ stato aggiornato al 31 gennaio 2016 il Contatore del “costo indicativo cumulato annuo degli incentivi” riconosciuti agli impianti alimentati da fonti rinnovabili diversi da quelli fotovoltaici.
Il contatore dà conto degli oneri di incentivazione imputabili agli impianti incentivati con il provvedimento CIP 6 (quota rinnovabile), con i Certificati Verdi, con le Tariffe Onnicomprensive ai sensi del D.M. 18/12/2008, agli impianti incentivati mediante il Conto Energia per il Solare Termodinamico, agli impianti ammessi ai registri in posizione utile o vincitori delle procedure d’asta ai sensi del D.M. 6/7/2012 e agli impianti i cui Soggetti Responsabili hanno presentato richiesta di ammissione agli incentivi del D.M. 6/7/2012 a seguito dell’ entrata in esercizio.
Al 31 gennaio 2016 il costo indicativo annuo risulta pari a circa 5,649 miliardi di euro, con una diminuzione di circa 9 milioni di euro rispetto al mese precedente. Il tetto è di 5,8 miliardi, se si fosse superata quella soglia di spesa impegnata si sarebbero fermati gli accessi agli incentivi.
La riduzione osservata è da imputarsi alla combinazione di diversi effetti: l’aggiornamento della stima di producibilità degli impianti non aventi misure storiche significative di produzione (+ 43 € mln), l’introduzione dei prezzi dell’energia 2015 (- 32 € mln), la progressiva scadenza del periodo di incentivazione di alcuni impianti a CV e CIP6 (- 16 € mln) e l’attività di verifica condotta dal GSE che ha determinato il respingimento o l’annullamento del diritto all’incentivazione di impianti FER-E e IAFR (- 4 € mln).
A tal riguardo si informa che i procedimenti di verifica conclusi con esito negativo nel corso del solo 2015 (durante il quale il contatore ha raggiunto il valore massimo di 5.769 milioni di euro) hanno progressivamente determinato nel corso dell’anno una riduzione del costo indicativo di 67 € mln.
Le modalità di calcolo utilizzate sono illustrate nel documento informativo “Il Contatore degli oneri delle fonti rinnovabili”.
Nel documento “Scenari di evoluzione del contatore FER definito dal D.M. 6/7/2012” sono forniti possibili scenari di evoluzione del costo indicativo degli incentivi nei prossimi mesi.
L’attesa del nuovo decreto
Il tetto è mantenuto anche dal decreto sugli incentivi alle FER non FV che sostituirà quello attualmente in vigore. Il nuovo provvedimento, al momento, dopo aver passato l’esame della Conferenza Stato-Regioni, è sulla scrivania della Commissione Europea per verificare che sia coerente con le linee guida europee sugli aiuti di Stato.
Tra i motivi che fanno attendere l’entrata in vigore, c’è quello che il decreto in arrivointroduce un nuovo metodo di calcolo del costo degli incentivi, che farà camminare all’indietro il contatore di diverse centinaia di milioni.
Oggi, infatti, il contatore si basa su una somma del costo potenziale degli incentivi; con il nuovo metodo, invece, il costo degli impianti vincitori di aste e registri non verrà più attribuito alla data di svolgimento del registro, ma alla (presunta) data di entrata in esercizio delle iniziative. Per questo – stima la società di consulenza eLeMeNS, sentita da QualEnergia.it – si libereranno circa 250-300milioni di €, riferiti ad impianti che, pur avendo ottenuto il diritto all’incentivazione con aste e registri, non verranno realizzati.
Lo scenario GSE: tetto lontano anche senza nuovo decreto
Il timore che circolava tra operatori e analisti era che il ritardo nell’entrata in vigore del nuovo decreto – e dunque del nuovo metodo di calcolo – esponesse al rischio di sforare il tetto: eventualità che porrebbe rischi più che altro “psicologici” per il mercato, dato che si tradurrebbe in uno breve stop and go in attesa del nuovo regime o di misure tampone.
Le nuove stime diffuse dal GSE sull’evoluzione dei costi per gli incentivi però tranquillizzano anche rispetto a questa eventualità.
Lo scenario diffuso dal GSE per il 2016 e il 2017, invece, mostra come – anche applicando il metodo di calcolo attuale – il tetto resterà a distanza di sicurezza.
Come si vede dai due grafici sotto, la spesa si avvicina alla soglia limite (ma non più di quanto si sia avvicinata in passato) solo nei primi mesi del 2017, quando con ogni probabilità si sarà già passati al nuovo metodo di calcolo che, come detto, farà camminare all’indietro il contatore di 250-300 milioni di euro.
Tra i fattori che – anche senza nuovo metodo di calcolo – ci terranno lontani dal tetto dei 5,8 miliardi, si legge nel dossier, la progressiva riduzione di costo legata allascadenza del periodo di incentivazione di impianti a Certificati Verdi e CIP 6, che il GSE stima in 580 milioni di euro a dicembre 2017.
Il costo del “regalo” alle biomasse della Stabilità 2016
La Stima del GSE tiene conto anche di una novità che aveva preoccupato gli operatori: l’estensione degli incentivi ad alcuni impianti a bioenergie, inserita con un emendamento PD nella Legge di Stabilità 2016. La misura, ricordiamo, concede5 anni di incentivi in più, con tariffa all’80%, a impianti a biomasse, biogas e bioliquidi sostenibili, che escono dal periodo incentivato entro la fine del 2016.
Secondo il calcolo del GSE questo porterà – nel caso in cui tutti gli impianti potenzialmente interessati dalla norma vi aderissero – a un costo aggiuntivo da 78 a 129 milioni di euro all’anno.