Che i regolamenti europei sulla progettazione sostenibile e sull’etichettatura energetica avessero dei punti oscuri nel calcolo effettivo dei consumi degli apparecchi elettrici era già noto. L’UE è quindi corsa ai ripari proponendo delle importanti modifiche alle norme attualmente in vigore e, nello specifico, proponendo una rivalutazione del fattore di tolleranza del 10% sui risultati dei test sui consumi energetici dei dispositivi.
Eliminando la variabile del 10% si otterrebbero certificazione energetiche più veritiere e una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori sui prodotti acquistati. Ma il testo di legge, discusso pochi giorni fa, presentava una falla nel sistema che subito il quotiziano inglse The Guardian ha denunciato: le lampadine non dovranno attenersi a questa restrizione della normativa.
Dalle pagine di The Guardian, Jack Hunter – referente dell’ufficio stampa del dipartimento europeo per l’ambiente – ha dichiarato che “i Governi europei hanno dato al settore dell’illuminazione la possibilità di ingannare i consumatori ancora per un tempo non definito”. In effetti, la mancanza di regole ferree sui consumi energetici delle lampadine costa circa due millioni di euro all’anno ai consumatori europei, costi che continueremo a pagare se non si eliminerà questa “scappatoia”.
La necessità dell’eliminazione del fattore di tolleranza del 10% è emersa dopo che un’indagine condotta da Marketwatch – una campagna europea volta a verificare i consumi energetici effettivi dei dispositivi – conclusasi il marzo scorso, ha evidenziato che un elettrodomestico su cinque “bara” sui consumi energetici, rendendo poco veritiera l’etichetta relativa all’efficienza.
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